Bungee, la sicurezza è una questione di esperienza, organizzazione e strutture
Nel mondo la sicurezza ha raggiunto standard elevati, grazie all’esperienza che ogni team ha accumulato nel tempo. Il bungee jumping commerciale è esploso alla fine degli anni 80 e c’è quindi stato il tempo per testare le procedure e i materiali.
In Europa ogni stato ha il o i propri centri bungee. Ognuno si è sviluppato attraverso l’estro e l’inventiva del suo fautore. Primo tra tutti è stato A.J. Hacket, un KIWI amante dell’adrenalina che ha lanciato il bungee nel mondo. Si è sviluppato poi in Austria attraverso il team di Rupert Hirner e in Italia attraverso il lavoro del team di Biella.
Ogni team ha portato avanti il lavoro in modo indipendente trovando soluzioni a volte molto differenti.
Purtroppo non tutto dipende dalle persone ma da cosa un paese permette di fare. Il sistema Italia non ha permesso sicuramente ai team italiani di creare strutture di lancio e di accoglienza dall’impronta turistica come hanno fatto invece i team con base in Stati Uniti, Francia, Nuova Zelanda, Sud Africa ed Austria.
Una struttura fissa è importante per il turismo ma anche per la sicurezza. Un sistema mobile, da installare di volta in volta come è fatto in Italia, ha per forza di cose un grado di sicurezza minore. Infatti oggi il coefficiente maggiore di sicurezza non è determinato dal materiali o dalla strumentazione ma dal fattore umano. La dimenticanza, l’imprevisto, la disattenzione, sono elementi che si possono arginare attraverso strutture lean e meglio se fisse, e procedure dotate di doppia o tripla sicurezza che abbattono quindi il coefficiente “umano”.
Dopo il primo ed ultimo incidente mortale avvenuto a Terni nel 2002 (articolo a piè di pagina), il team di Biella ha guidato lo sviluppo del SISE (STANDARD ITALIANO SALTO con L’ELASTICO) con il supporto degli altri team italiani, delineando una serie di attenzioni che vanno dalle operazioni, al materiale, per azzerare i rischi di incidenti. Il lavoro è stato ottimo ed infatti non si sono registrati altri incidenti mortali.
La normativa ancora oggi, non è arrivata ad essere legiferata a causa della solita burocrazia italiana.
Inoltre ancora oggi non è presente una struttura fissa bungee in Italia
Questo articolo del Corriere della Sera, uscito il giorno dopo l’incidente, fa riflettere su come fosse necessaria una normativa che desse delle linee guida per regolare questo sport estremo.
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http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2002/05_Maggio/02/elastico.shtml
L’incidente al ponte di Polino ripreso con una videocamera
In volo dal ponte, muoiono due giovani
Tragedia vicino a Terni: si lanciano in coppia per provare il brivido del «bunge jumping», si schiantano a terra
TERNI – Due giovani, un uomo di 25 anni e una donna di 26, sono morti la scorsa notte schiantandosi dopo un lancio di «bungee jumping» dal ponte di Polino,vicino a Terni. Intorno alle 20.00 hanno compiuto un lancio in coppia e invece di essere trattenuti dall’elastico si sono schiantati sul greto del torrente. Le indagini sono in corso per capire se e come abbiano ceduto i moschettoni che tenevano collegato al ponte il cavo elastico, trovato intatto dai soccorritori. Il ponte di Polino viene utilizzato da circa quattro anni dagli amanti della specialità estrema.
UN VOLO DI 100 METRI – I due sono precipitati da un’altezza di circa 100 metri, rimanendo uccisi sul colpo. L’incidente è avvenuto in località Ponte Canale, in una gola tra Polino e Arrone. Si tratta di una zona dove il bungee jumping veniva praticato ormai da diverso tempo. I giovani, Alberto Galletti e Tiziana Accorrà, si sono lanciati da un ponte costruito durante il fascismo, con delle campate particolarmente alte, sotto al quale scorre un torrente che per la maggior parte dell’anno è però in secca. Lui era un caporalmaggiore della Folgore, di Magliano Sabina (Rieti). Proprio oggi il giovane avrebbe festeggiato il venticinquesimo compleanno. Con lui è morta sul colpo anche la fidanzata.
VIDEOCASSETTA – «L’impianto era già chiuso – ha detto il gestore intervistato ieri sera sera dal Tg3 dell’Umbria – e i due giovani mi hanno chiamato al telefono all’ ultimo momento. Mi hanno detto che erano ad Arrone, pregandomi di non chiudere l’impianto, di aspettarli. È stata una fatalità». Approfittando della festività del primo maggio e della bella giornata, in molti avevano deciso di provare l’emozione del salto. Tutti gli altri lanci si erano svolti senza problemi.Una videocamera ha ripreso il salto della morte: la videocassetta è ora al vaglio dei carabinieri e del magistrato che coordina l’inchiesta. A chiedere di essere ripresi erano stati i due giovani. Per questo avevano pagato 70 euro, mentre il costo di un lancio senza ripresa e di 50 euro. Nel filmato – secondo indiscrezioni – si vedrebbero Accorrà e Galletti lanciarsi nel vuoto, ma non sarebbe inquadrata la «base di lancio» ancorata al ponte. Su questa struttura si sta concentrando l’attenzione degli investigatori che stanno cercando di capire le cause dell’ incidente.
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La perizia decretò che la colpa non era da attribuire al sistema “elastico – moschettoni” ma ad un errore umano.
Successe difatti che a causa di un mix tra distrazione e stanchezza l’operatore non ancorò nella giusta maniera l’elastico alla struttura. Il risultato fu che una volta che la coppia di saltatori si lanciò, non essendoci ancoraggio, precipitarono con tutto l’elastico sul greto del fiume.
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